Editoriale di Maggio 2025

Pubblicato il 28 aprile 2025 alle ore 09:39

Una volta tanto concentriamoci sull’incarnazione, anziché sul tema della morte e del post-mortem. I due argomenti sono, naturalmente, strettamente connessi, perché “nascita” e “morte” coesistono entrambi sia all’inizio della vita fisica che al suo termine, secondo se li osserviamo dal punto di vista dello spirito o da quello della materia: ogni nascita in un piano è contemporaneamente una morte in un altro, e viceversa.

Parlando dell’incarnazione, comunque, dobbiamo subito distinguere due punti di vista diametralmente opposti: la visione orientale e la visione occidentale. Secondo molte tradizioni orientali, in particolare quella buddista, la meta dell’aspirante spirituale dovrebbe essere quella di evitare la rinascita, vista quasi come un castigo, per poter uscire dal ciclo delle incarnazioni e ottenere la libertà dai limiti della materia. In occidente, al contrario, la vita fisica viene considerata con grande importanza, visto che è solo durante l’incarnazione che come esseri umani abbiamo la possibilità di apprendere le lezioni necessarie al nostro avanzamento evolutivo. Soltanto attraversando e affrontando queste lezioni potremo un giorno innalzarci al di sopra del piano fisico, e non allontanandocene e quasi sfuggendo alle stesse. Durante la vita fisica spirito e corpo sono tra loro indistinguibili e inseparabili: “la materia non è altro che spirito cristallizzato”, dicono i nostri insegnamenti.

Per rimanere all’interno delle tradizioni occidentali, tuttavia, è necessario fare un distinguo anche con quello che insegna il vero “Gnosticismo”, se sfuggiamo all’approccio vago e superficiale secondo cui Gnosticismo e Cristianesimo esoterico altro non sono che sinonimi. In realtà, lo Gnosticismo vede, a sua volta, come negativa non solo la vita fisica, ma anche il mondo materiale, creato dal Demiurgo, un dio minore e pasticcione che si sarebbe opposto al piano originario del Dio trascendente. La creazione ne risulterebbe così menomata e carica di negatività.

La visione del Cristianesimo interiore è invece di tutt’altra idea, sostenendo che il mondo fisico e l’esperienza che noi facciamo incarnandoci in un corpo materiale, è lo strumento che un Dio amorevole, ma rispettoso del nostro libero arbitrio, mette in mano nostra, affinché alla fine, attraverso la piena conoscenza e padronanza delle leggi fisiche, possiamo migliorare noi stessi al massimo grado, e allora sì, pienamente coscienti e liberi, siamo in grado di inoltrarci nelle dimensioni superfisiche.

Ecco che assume così grande importanza ciò che facciamo in questo mondo, da incarnati, e il lavoro che facciamo agendo nella materia e nel corpo denso: se consapevoli del suo legame con lo spirito, anche lavorare sul corpo può diventare un mezzo per avvicinarci ai mondi dello spirito e alla vita spirituale.

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