LETTURA SETTIMANALE

Il TEMPO MISTICO, una "liturgia" speciale, esegesi settimanale di un passo del Vangelo sotto la lente del Cristianesimo Interiore


Periodo liturgico: Epifania- colore: celeste 

“Epifania” nel Cristianesimo significa la manifestazione della Divinità di Gesù bambino: i Magi infatti lo hanno riconosciuto come tale, portandogli i doni simbolici che ci tramanda la tradizione.

Dal punto di vista interiore, i Magi e i doni simbolizzano le energie che vivificano la nostra vita, che debbono essere orientate verso la “stella”: la “mangiatoia” nella nostra testa, ove queste energie purificate fanno nascere il Cristo bambino interiore, vincendo la lotta con le forze ostacolatrici, rappresentate da Erode il Grande, che temono di vedersi soppiantare dalla novità che sta per vedere la Luce.

1.a settimana: 4 e 6 Gennaio 2026

L'adorazione dei Magi

Matteo 2: 1-12

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele».

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».

Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

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Sarà facilmente intuibile che nel corso degli anni, se non dei millenni, il racconto della stella che guidò i Magi abbia mosso la fantasia e la ricerca di molti studiosi e fedeli. È facile ritenerla nient’altro che un simbolo, cosa che senz’altro è; tuttavia qualche riferimento “reale” sembra essere stato trovato.

Sicuramente i “Magi”, ossia i saggi e gli studiosi del mondo di allora, erano astrologi. Non dobbiamo aspettarci una “cometa” così come è giunta nelle tradizioni popolari odierne, piuttosto qualche configurazione astrale capace di attrarre la loro attenzione, sapendo che erano a conoscenza che i tempi erano maturi per un avvento di tale portata. Leggiamo in Svetonio (Historia 37,2), che “Era credenza diffusa in tutto l’oriente che l’impero del mondo lo avrebbe preso da quell’epoca un uomo venuto dalla Giudea”.

Forse l’ipotesi più convincente è quella di una congiunzione particolare, molto rara, iniziata nel 7 a.C. (calendario ufficiale). Keplero stesso fu un fautore di questa teoria. La congiunzione era fra Giove e Saturno nei Pesci, che vista dalla terra doveva essere molto luminosa, tanto da potersi confondere con una nuova stella. Nell’antichità Giove era interpretato come il rettore del mondo, l’astro-re; Saturno in Grecia era considerato il pianeta governatore della Giudea. Pesci, l’ultimo segno dello zodiaco, era interpretato come la fine dei tempi (cosa che preannunciava l’inizio di tempi nuovi). Possibile quindi che i Magi si dirigessero verso la Giudea per vedere la nascita del futuro “re del mondo”.

Se vogliamo interpretare l’apparizione della stella con un accento più mistico, allora dobbiamo ricordare che quei Saggi, o Magi, erano chiaroveggenti, di conseguenza videro brillare quella notte santa il sole spirituale del Cristo dal centro della Terra con più fulgore del solito, cosa che li guidò spiritualmente al luogo della natività.

Sempre la tradizione ci trasmette nomi e nazionalità dei Magi, e i doni che portarono al Gesù bambino. Ma non sempre e non tutti sono d’accordo: sul numero le tradizioni parlano di più Magi, che arrivarono anche a dodici; che fossero tre era senz’altro il simbolo delle tre razze. Melchiorre, Gaspare e Baldassarre provenivano infatti, così racconta la leggenda, da Africa, Europa e Asia. È facile scoprire quale fosse il senso che si voleva trasmettere: tutto il mondo aspettava l’arrivo del Salvatore, che per la prima volta non era salvatore di un popolo, ma Salvatore di tutta l’umanità.

Anche i doni hanno un significato esoterico: oro, incenso e mirra rappresentano rispettivamente i tre aspetti dell’uomo: spirito, anima e corpo. Tutta la personalità dell’uomo si chinava e adorava la scintilla divina che racchiudeva in sé. Da questo punto di vista, potremmo spingerci oltre nella interpretazione, scoprendo che i tre Magi della tradizione popolare rappresentano le fasi dell’evoluzione che ciascuno di noi attraversò e sta attraversando: Gaspare, molto vecchio e con la lunga barba bianca, donando l’oro che personifica lo spirito; Melchiorre, di mezza età, presentando come dono l’incenso, il profumo dell’anima, che effettivamente nasce a metà del nostro ciclo evolutivo, con lo sviluppo della mente e le conseguenti acquisizioni dell’esperienza accresciuta durante le diverse esistenze terrene; Baldassarre, il più giovane, portando la mirra, da identificare come simbolo del corpo radioso, o corpo trasfigurato, prodotto ultimo dello sviluppo spirituale dell’uomo sulla terra.

Sembra proprio che a Gerusalemme nessuno sospettasse ciò che stava avvenendo, e che dovessero essere degli stranieri a portare la notizia che il nuovo “re del mondo”, o “Messia degli Ebrei” a seconda delle interpretazioni, aveva appena visto la luce proprio lì. Non era una bella notizia, ovviamente, per chi gestiva il potere che si era consolidato, fosse esso politico o di natura religiosa. Avrebbe portato una rivoluzione e avrebbe messo a rischio l’autorità regnante.

C’erano profezie che parlavano del Messia, particolarmente Michea che diceva:

Michea 5, 1
E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te uscirà colui che deve essere il dominatore di Israele.

L’interpretazione che davano gli Ebrei a questo passo, però, si fermava sul fatto che doveva “uscire”, e non “nascere” un “dominatore”, non un bambino. Perciò essi non pensarono che il Messia dovesse nascere a Betlemme, come anche Origene, uno dei padri della Chiesa, riporta.

Erode invece fu molto preoccupato quando i Magi si presentarono a lui, come ci racconta Matteo nel suo vangelo, e chiese loro di informarlo quando avessero trovato il bambino, fingendo di voler andare ad adorarlo.

Ma, come detto, tutte le potenze del cielo proteggevano Gesù, e un angelo apparve ai Magi avvisandoli di non tornare da Erode, quindi essi “per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”.

A questo proposito, osserviamo che il viaggio da loro intrapreso per andare incontro al luogo dove nacque Gesù si era diretto, secondo la tradizione, da Est ad Ovest. È il cammino lungo il quale si sviluppano le civiltà e le religioni, e ci indica come i nuovi tempi che ebbero allora il loro incipit portavano con sé l’eredità – i doni – delle civiltà e religioni orientali, ma che da questi dovevano crescere per dare un ulteriore impulso, quello che trovò il suo apice nel mistero del Golgotha quale inizio del riavvicinarsi del Sole spirituale a quella roccia indurita che era diventato il nostro pianeta.

Ciò però avrebbe significato la fine della presa che le forze ostacolatrici avevano istaurato sul genere umano, e la fine conseguente di tutte quelle forze inferiori che erano – consapevolmente o meno – al servizio del loro disegno, sul quale a loro volta poggiavano la loro sopravvivenza. Erode perciò non si arrese, e decise di mettere in atto qualsiasi azione per impedire ad ogni costo che qualcosa, o qualcuno, mettesse in pericolo il suo potere. Ordinò l’uccisione di tutti i bambini inferiori ai due anni del territorio di Betlemme.

Ancora una volta, Giuseppe fu avvisato in sogno e prima che l’orrido ordine venisse eseguito partì con tutta la famiglia e fuggì in Egitto.