LETTURA SETTIMANALE

Il TEMPO MISTICO, una "liturgia" speciale, esegesi settimanale di un passo del Vangelo sotto la lente del Cristianesimo Interiore


Periodo liturgico: Periodo di Michele - colore: rosso 

Ogni anno il Cristo cosmico torna a ridare la carica spirituale alla Terra, e ogni anno Michele, l’Arcangelo più potente dopo di Lui, gli apre la via ripetendo la lotta contro il serpente di miasmi, il Drago, e ogni volta sconfiggendolo. Michele è legato all’azione di salvezza del Cristo: era il suo turno quando, nell’Era Ariana, il Cristo si incarnò nel corpo di Gesù nel momento del Battesimo sul Giordano ad opera di Giovanni il Battista, e fu Lui ad essere al fianco del Cristo durante la sua missione e a consolarlo nel giardino del Getsemani prima della sua cattura; ed è ancora Lui che ad ogni Equinozio d’Autunno ingaggia la sua guerra contro il Drago, aprendo la via al ritorno annuale del Grande Spirito Solare, il Cristo.

38.a settimana -Domenica 21 settembre 2025

La resurrezione del giovane di Nain

Luca 7, 11-17

In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei.

Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: “Non piangere!”. E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: “Giovane, dico a te, alzati!”. Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre.

Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: “Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo”. La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.

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Qui ci troviamo di fronte ad un fatto che la lettura ortodossa del Vangelo sembra avvicinare come un episodio fra i tanti, mentre nasconde due tesori di conoscenza molto importanti.

Il primo riguarda il giovane in questione, che era figlio della vedova della città di Nain. Nain deriva dall’egizio “naja” che significa “serpente”, il quale veniva raffigurato fra le sopracciglia per rappresentare la facoltà di chiaroveggenza positiva, e all’altezza del plesso solare per la chiaroveggenza passiva o negativa. In ebraico usavano rispettivamente la desinenza maschile, formando “Naim” per la prima categoria, e la desinenza femminile formando “Naioth” per la seconda. Qui si parla perciò di una chiaroveggenza positiva (“Nain”), nascosta sotto il nome della città.

Il secondo tesoro di conoscenza è celato dietro l’indicazione che la madre era vedova, cioè che il giovane era “figlio della vedova”. Questa frase ha un significato ben preciso e si riferisce ad Eva, la quale ancora prima di unirsi con Adamo diede origine alla stirpe dei “Figli di Caino” unendosi con Samuele, lo spirito Luciferino, dalla cui unione nacque Caino. Questo spirito subito dopo la abbandonò, causando per lei l’appellativo di “vedova”.

In questo brano perciò parliamo di un figlio della vedova, ossia di un “Figlio di Caino”, che viene “resuscitato” da Gesù. È quindi un episodio di iniziazione, come ben sappiamo, che in questo caso riguarda un Figlio di Caino, che fa da contraltare all’episodio della resurrezione di Lazzaro raccontato da Giovanni.

Con questa iniziazione, il Cristo inaugurò l’unione fra le due stirpi, i Figli di Set, rappresentati da Gesù stesso, e i Figli di Caino, rappresentati dal giovane del brano, che altri non fu che Lazzaro che da quel momento diventò Giovanni, l’apostolo più amato da Gesù.

Tutti noi abbiamo interiormente questa dialettica, questa guerra fra la ragione, la testa, e il cuore; in uno prevale la prima, in un altro il secondo, tuttavia questo lottare continuo fra la fede e la ragione non è indolore. Il Cristo ci sta insegnando in questo episodio che in Lui troviamo la via della concordia, dell’unione e della pace. E tutti ne abbiamo bisogno, come testimonia la folla che più volte viene riportata nel brano di oggi.

Ma potremo realizzarlo a condizione che anche noi innalziamo “il serpente”: la corrente dell’energia creatrice dal centro sacrale fino alla testa, illuminando il nostro “Sancta Sanctorum”.