LETTURA SETTIMANALE

Una "liturgia" speciale, esegesi settimanale di un passo del Vangelo sotto la lente del Cristianesimo Interiore
(Attenzione: non corrisponde alla liturgia della Chiesa Cattolica)


Periodo liturgico: Settimana Santa - colore: viola 

Per la "Settimana Santa", durante la quale si ripercorre idealmente l'avvicinamento e poi il sacrificio sulla Croce di Gesù, rimandiamo alla lettura presente in questo sito, cliccando qui, e le brevi presentazioni dedicate ad ogni giorno della settimana stessa, cliccando qui. alle quali invitiamo di accedere.

16.a settimana -Lunedì 14 - Sabato 19 Aprile 2025

La Crocifissione

Giovanni 19, 17-42
Presero dunque Gesù; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgotha, dove lo crocifissero, assieme ad altri due, uno di qua, l'altro di là, e Gesù nel mezzo.
Pilato fece pure un'iscrizione e la pose sulla croce. V'era scritto: GESÙ IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI. Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; e l'iscrizione era in ebraico, in latino e in greco. Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dicevano a Pilato: «Non lasciare scritto: "Il re dei Giudei"; ma che egli ha detto: "Io sono il re dei Giudei"». Pilato rispose: «Quello che ho scritto, ho scritto».
I soldati dunque, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato. Presero anche la tunica, che era senza cuciture, tessuta per intero dall'alto in basso. Dissero dunque tra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi»; affinché si adempisse la Scrittura che dice:
«Hanno spartito fra loro le mie vesti,
e hanno tirato a sorte la mia tunica».
Questo fecero dunque i soldati.
Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete». C'era lì un vaso pieno d'aceto; posta dunque una spugna, imbevuta d'aceto, in cima a un ramo d'issopo, l'accostarono alla sua bocca. Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito.
Allora i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato (poiché era la Preparazione e quel sabato era un gran giorno), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe, e fossero portati via. I soldati dunque vennero e spezzarono le gambe al primo, e poi anche all'altro che era crocifisso con lui; ma giunti a Gesù, lo videro già morto, e non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua. Colui che lo ha visto, ne ha reso testimonianza, e la sua testimonianza è vera; ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate. Poiché questo è avvenuto affinché si adempisse la Scrittura:
«Nessun osso di lui sarà spezzato».
E un'altra Scrittura dice:
«Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Dopo queste cose, Giuseppe d'Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma in segreto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù, e Pilato glielo permise. Egli dunque venne e prese il corpo di Gesù. Nicodemo, che in precedenza era andato da Gesù di notte, venne anch'egli, portando una mistura di mirra e d'aloe di circa cento libbre. Essi dunque presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in fasce con gli aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso i Giudei. Nel luogo dov'egli era stato crocifisso c'era un giardino, e in quel giardino un sepolcro nuovo, dove nessuno era ancora stato deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, perché il sepolcro era vicino.

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La crocifissione era una delle pene più infamanti. Quaranta giorni dopo il culmine dello splendore spirituale della Trasfigurazione, Gesù dovette sottomettersi alla massima umiliazione possibile.
Tradizionalmente, la Via Dolorosa è suddivisa in 14 tappe o stazioni, che nascondono anche un percorso che ogni aspirante deve attraversare nel suo cammino di sviluppo interiore. Il cammino si conclude sulla cima del monte detto “Golgotha”, che in aramaico significa “teschio”: è facile perciò intravedere il percorso interiore che le nostre energie devono compiere lungo la colonna vertebrale per essere innalzate e arrivare fino alla testa.
La prima stazione è quella della condanna a morte. A seguito della condanna, Gesù fu flagellato e gli fu posta sul capo una corona di spine.
Questa stazione iniziale ricalca il momento della dedicazione della propria vita, da parte dell’aspirante, al sentiero spirituale, che prevede l’abbandono dei valori del mondo. Si tratta di uno di quei momenti nella vita che non si dimenticano, e che sono presi spinti da una convinzione interiore che sembra non temere alcun ostacolo.
Nella seconda stazione Gesù riceve la croce che deve caricarsi sulle spalle arrampicandosi su per la salita.
Il primo momento di entusiasmo dell’aspirante fa qui già intravedere le prime difficoltà: ogni momento della vita sembra un bivio, e la scelta più difficile non è sempre quella preferita; sarebbe più facile invertire i propri passi e tornare nel mondo.
Nella terza stazione Gesù cade per la prima volta; la croce è pesante da portare.
Ben presto arriva la prima caduta. Le cadute non sono da condannare: fanno parte integrante del cammino, e sono necessarie per superare certi passaggi. La prima caduta dipende dal peso della materia, che impedisce allo spirito di superare il velo che lo separa dalla coscienza.
Nella quarta stazione Gesù incontra la prima donna: sua madre. La Madre di Gesù fu sempre presente accanto a Gesù per tutto il tempo della sua passione, e anche dopo la sua morte.
Per quanto bene l’aspirante possa fare nei confronti degli altri, pur non attendendosi riconoscimenti, ne riceverà sempre delusioni, perché il suo modo di agire non viene compreso da chi è ancora strettamente connesso con il mondo. Le persone più care, che condividono il suo cammino e le sue esperienze, sono le sole che possono dargli qualche consolazione, e indurlo a proseguire.
Inoltre, il suo sforzo deve tendere a mantenere l’equilibrio interiore fra le polarità mascolina e femminina.
Nella quinta stazione Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce.
Se riesce a mantenere l’equilibrio fra il femminino e il mascolino, l’aspirante troverà la forza interiore per resistere, utilizzandoli entrambi a seconda delle necessità che il “cammino” gli presenta.
Nella sesta stazione Veronica asciuga il volto di Gesù, e l’immagine del suo volto rimane impressa sul telo.
È tutto un alternarsi delle due polarità, fino al punto in cui per l’aspirante non vi sarà più differenza, perché sembra prossimo il raggiungimento dell’unione. Ma farsi un’immagine del Cristo non è la stessa cosa che diventare Cristo, che è un lungo processo del tutto interiore, ottenibile solo con la purezza che consente l’innalzamento delle energie creatrici.
Nella settima stazione Gesù cade per la seconda volta.
L’aspirante cade la seconda volta, a causa dei desideri legati alla materia. Se la purezza non è acquisita del tutto, la caduta è sempre dietro l’angolo, finché non saprà trasmutare la generazione in rigenerazione, superando la tentazione instillata dagli Spiriti Luciferini. Questo tipo di caduta può giungere anche quando il cammino sembrava essersi abbondantemente inoltrato: non bisogna mai abbassare la guardia.
Tuttavia, sarebbe controproducente imporsi contro la propria natura per il solo motivo di voler avanzare spiritualmente: sarebbe un desiderio, anche questo, di natura egoistica, causa anch’esso di caduta. Dev’essere il fuoco dell’aspirazione a produrre lo spontaneo cambiamento interiore. Qualora si producesse, saremmo a metà del cammino.
Nell’ottava stazione le donne di Gerusalemme piangono per Gesù.
L’equilibrio energetico ottenuto, consente all’aspirante di superare ogni divisione: il pianto delle “donne” si asciugherà attraverso la via dell’integrazione rappresentata dalla “croce”.
Nella nona stazione Gesù cade per la terza volta.
Ma non sono solo i desideri a minacciare l’avanzamento dell’aspirante: c’è il grande pericolo che si inorgoglisca per i progressi raggiunti, e la mente dialettica e il pensiero mediato siano preda degli “Spiriti delle Tenebre”, allontanandolo dalla Luce dello Spirito.
Nella decima stazione Gesù fu spogliato delle sue “vesti senza cuciture”. Queste vesti rappresentano il corpo radioso che Gesù uomo abbandonò dopo molte vite di evoluzione spirituale, per donarlo al Cristo e alla sua missione. Fu un sacrificio enorme, che tuttavia per le leggi dell’Amore che reggono l’universo gli permetterà, quando la missione del Cristo sarà esaurita, di essere il Massimo Iniziato del genere umano.
Per l’aspirante, questa stazione rappresenta la massima donazione di se stesso, e il risveglio della pura autocoscienza libera da qualsiasi legame con la personalità. È la nascita del vincitore di cui parla l’evangelista Giovanni.
Nell’undicesima stazione, Gesù viene inchiodato alla croce. Non si tratta solo del corpo di Gesù che viene attaccato alla materia per la crocifissione; si tratta anche dell’atto che unisce definitivamente – fino alla “fine dei tempi” – il Cristo cosmico col nostro pianeta. Da questo momento, il Cristo diventerà il rettore della Terra e si legherà al suo destino per la salvezza di tutte le forme viventi che la abitano. Ogni anno Egli rinnova questo “legame” tornando e donando tutta la sua Vita da settembre fino a Pasqua; e liberandosi ciclicamente a Pasqua fino al settembre successivo. In questo modo, gli equinozi e i solstizi sono i punti di svolta della sua ondata spirituale, che si rinnova ogni anno per consentirci di poter sopravvivere nel pianeta fino al grande Giorno della Liberazione finale quando, grazie agli influssi da Lui apportati, potremo prendere il nostro posto come responsabili del pianeta che abitiamo. “Sarò con voi fino alla fine dei tempi”, ci disse; e dobbiamo intendere questa frase nel modo più letterale possibile.
Per l’aspirante, questa stazione rappresenta la presa di coscienza del fatto che egli è legato alla dimensione terrena, dalla quale può liberarsi svincolando i centri spirituali posti nelle palme delle mani, nei piedi, sul fianco e nella testa, dai rispettivi centri di forza sottili.
Nella dodicesima stazione Gesù muore sulla croce. Un duplice grido accompagna questo fatto: quello di Gesù uomo: “Padre, perché mi hai abbandonato?”, e quello del Cristo: “Tutto è compiuto”. Il primo coincide con il momento in cui lo spirito del Cristo abbandona il corpo di Gesù: Gesù “sente” che il Cristo lo ha lasciato. Il secondo è il grido di trionfo, e anche liberatorio, che il Cristo emette prima di lasciare il corpo esanime di Gesù sulla croce. Egli ha versato tutto il sangue sulla terra, tramite il quale è penetrato nel nostro globo “fino agli inferi”, provocando una purificazione immediata della pesante atmosfera aurica che lo avvolgeva. Una Luce solare immensa ha avvolto in quel momento il pianeta, tanto abbagliante dal far dire agli uomini che “si è oscurato il Sole”.
Nel momento della morte, gli atomi-seme dei corpi fisico e vitale di Gesù furono restituiti al suo legittimo proprietario, Gesù uomo, il quale però non potrà più reincarnarsi, non essendogli disponibile il corpo vitale, che fu posto sotto sorveglianza. Vedremo più avanti il perché.
Per l’aspirante, questo momento è epocale, perché gli consente di diventare un Cristiano Interiore nel vero senso del termine, ossia scoprire il Cristo interiore dentro di sé.

Matteo 27:50,51

E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo.

Abbiamo parlato dei tre giorni dal venerdì alla domenica, come del tempo di una iniziazione; ma iniziazione di chi? Fu il momento dell’iniziazione, del progresso verso un passo evolutivo in avanti, di tutta l’umanità e del pianeta. Dall’evento del Golgotha in poi la storia umana prese una diversa direzione: la luce solare invase il pianeta e ne innalzò subitamente le vibrazioni, nel post-mortem l’uomo ebbe da allora accesso ad un piano astrale più limpido, ove poter trarre maggiore esperienza per lo sviluppo della coscienza, mentre fino a prima l’oltretomba era diventato un luogo oscuro e nebuloso. Tutto questo diede un forte impulso alla nostra evoluzione, cosa che è emblematicamente descritto nel vangelo parlando del “velo del tempio” che si squarciò. Possiamo definire l’evento del Golgotha come il “Battesimo planetario”: da quel momento un nuovo elemento solare entrò a far parte della costituzione della Terra. Lo stesso elemento che Giovanni il Battista vide entrare nel corpo di Gesù sotto forma di colomba.
Il velo del tempio di cui parla questo passo si riferisce al tempio di Gerusalemme, nel quale esso separava il Sancta Sanctorum che conteneva l’Arca dell’Alleanza dal resto dell’edificio. Soltanto il sommo sacerdote poteva entrare oltre questo velo, ed era il solo che poteva, in quel luogo e in ben precise occasioni, parlare direttamente con Jahvè, del quale riceveva così le volontà che poi trasmetteva al popolo. Con la frase “si squarciò il velo del tempio” si vuole perciò indicare che da quel momento non era più necessario un intermediario, un sacerdote, per “parlare” – cioè avere un contatto – con Dio: il Cristo aveva aperto la via perché tutti potessero sviluppare in se stessi la capacità di entrare in comunione con la Divinità, che poteva perciò essere trovata INTERIORMENTE. Quello che possiamo chiamare il Cristo interiore. Attenzione quindi: l’iniziazione collettiva avvenuta sul Golgotha non sarà più possibile in futuro, perché ora la responsabilità del progresso è sulle spalle del singolo, che deve trovare la Via dentro di sé, facendo crescere nella sua interiorità la costituente solare presente nell’aura planetaria, e che ogni anno lo spirito del Cristo cosmico rinnova.
Nella tredicesima stazione Gesù viene deposto dalla croce e consegnato alle braccia della madre.
Il numero tredici rappresenta il passaggio ad un livello superiore: ci vogliono dodici sfere di uguale dimensione per circondare totalmente una tredicesima. Questa tredicesima è quella che assomma tutte le altre, e rappresenta il passaggio necessario per un ulteriore gruppo, ad un livello maggiore. La croce della materia è vinta, e ora il discepolo può inoltrarsi nei piani superfisici.
Nella quattordicesima stazione Gesù viene deposto nel sepolcro.
Sono passati i tre giorni dalla morte apparente dell’Iniziando: l’aspirante nasce a vita nuova!

Giovanni 19:25-27

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa, e Maria Maddalena.

Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
L’elenco delle persone sembra facile, ma è invece oggetto di disputa interpretativa. Giovanni non getterebbe mai lì un nome per la prima volta, senza nessun motivo. Proponiamo la seguente scrittura: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre: Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.”, dove nell’elenco figurano tre persone: la madre di Gesù, Maria di Clèofa e Maria Maddalena, che sarebbe definita “sorella” non per motivi di sangue, ma perché così si chiamavano fra loro i discepoli di Gesù e gli Esseni. Dopodiché prosegue: “Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”. Azzardiamo una interpretazione di questo passaggio, che è davvero oscuro: “Donna, ecco tuo figlio”, può essere riferito a Gesù, figlio di Maria, alla quale Egli, il Cristo, lo restituisce dopo i tre anni della vita pubblica nei quali aveva utilizzato i suoi corpi fisico e vitale. Potremmo liberamente tradurre: “Donna, restituisco tuo figlio alle tue cure”, sia pure non in corpo terreno, perché Gesù non potrà più incarnarsi. Dopodiché la raccomanda a Giovanni.
Molto è stato detto e scritto intorno al discepolo che Gesù amava, forse leggendo attentamente il testo che precede qualche risposta si potrà trovare. Il vangelo di Giovanni è l’unico che mette anche Maria, la madre di Gesù, presso la croce nel momento della sua morte. E poiché nemmeno Giovanni è presente nell’elenco, dobbiamo supporre che entrambi, Giovanni, il discepolo che Egli amava, e Maria sua madre, fossero lì “accanto”, cioè presenti nei loro corpi spirituali, ma non in carne ed ossa. Per questo Maria poté ricevere Gesù dal Cristo, trovandosi entrambi nei piani sottili.
A noi preme sottolineare che queste frasi ci ricordano che l’avanzamento spirituale può avvenire solo attraverso l’unione interiore fra le due polarità che abitano ciascuno di noi, cosa che supera anche l’idea di famiglia come legame di sangue: “Ecco tuo figlio”, “Ecco tua madre”. Ovviamente l’insegnamento non vuole dire di non amare i consanguinei, ma al contrario di amare tutti così intensamente come fossero il proprio padre e la propria madre.
Le “tre Marie” erano state molto importanti nella vita di Gesù. Astrologicamente possiamo vederle rappresentate dai tre grandi segni femminili dello zodiaco: Maria di Clèofa è rappresentata dal Cancro, nel quale la mente lunare si è trasformata in intuizione, tramite la trasmutazione dell’aspetto intellettuale; Maria Maddalena è rappresentata dal Toro, la redenzione dell’amore sensuale di Venere, attraverso l’amore disinteressato, tramite la trasmutazione dell’aspetto emozionale; Maria madre di Gesù è rappresentata dalla Vergine, quale simbolo dell’Immacolata Concezione, risultato dell’innalzamento delle due correnti intellettuale ed emozionale fino alle ghiandole epifisi ed ipofisi.
Questo passo rappresenta la fine della dualità, la trasmutazione finale e completa del desiderio, in cui la passione è diventata compassione e l’io si è perduto nel tu, nell’altruismo.