LETTURA SETTIMANALE

Una "liturgia" speciale, esegesi settimanale di un passo del Vangelo sotto la lente del Cristianesimo Interiore
(Attenzione: non corrisponde alla liturgia della Chiesa Cattolica)


Periodo liturgico: Periodo di Pasqua - colore: rosso 

La Pasqua Ebraica celebrava un passaggio dall’acqua (Atlantide) all’aria (Ariana). Tutta l’evoluzione prosegue per tappe e “Passaggi”, con “Pesach” successivi che richiedono adattabilità.
Il prossimo passaggio, la prossima “Pasqua”, potremmo dire, è quasi alle porte (“Il tempo è vicino”; diceva Gesù, ovviamente in termini evolutivi), e la prossima Era dell’Acquario ne sarà una anticipazione.
Dovremo passare questa volta dall’Aria all’Etere, proseguendo nel sentiero verso l’alto inaugurato dai nostri progenitori. Lo strumento da sviluppare per “sopravvivere” sarà lo sviluppo del nostro corpo etereo, che può essere realizzato solo per mezzo del nostro comportamento.

19.a settimana -Domenica 11 Maggio 2025

Il Buon Pastore

 Giovanni 10, 1-21

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. Molti di loro dicevano: «È indemoniato ed è fuori di sé; perché state ad ascoltarlo?». Altri dicevano: «Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi ai ciechi?».

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Che cosa si deve intendere per "recinto" e che cosa per "pecore", cui si fa riferimento nel brano dell'evangelista Giovanni?

Il Cristianesimo interiore sa che la "porta" per accedere al "recinto" altro non è che il CUORE, sede del Cristo Interiore, il nostro Sé; che le "pecore" sono le energie inferiori che attraverso il cuore devono arrivare alla testa per illuminare la "stanza del re", il recinto, sede futura del Sé, la coscienza Cristica individuale.

Gli Ostacolatori, in particolare gli spiriti luciferini, fanno di tutto perché il cuore non svolga la funzione a cui è destinato in futuro, cioè attivare le energie dell’emisfero destro del cervello, testa di ponte per accendere l’intuizione e il pensiero im-mediato al posto del pensiero mediato dai sensi che loro governano, tenendoci lontani dalla nostra vera natura (il Sé) e arrestandoci nella nostra evoluzione.

Se tutte le nostre pulsioni vitali (le pecore del brano) passassero attraverso il cuore (il nostro Cristo Interiore) verrebbero rischiarate alla luce dell'altruismo, del servizio e dell'amore verso il prossimo. "io sono la porta: se uno entra attraverso me sarà salvato, entrerà e uscirà e troverà pascolo!".

Ci dice però qui Gesù che si può accedere anche “da un’altra parte”, da un’altra porta. Succede talvolta che l’ansia (sempre peggiore consigliera) dell’aspirante di ottenere quello che per lui rappresenta un progresso, cioè vedere l’invisibile, arrivare a staccarsi dal corpo e ad intraprendere un viaggio astrale, e cose del genere, lo spinga a seguire il primo sedicente “Maestro” che gli promette, di solito dietro compenso, di fargli realizzare tutte queste facoltà, a patto che lo segua nelle sue istruzioni. Ebbene, proprio questo “maestro” è il “ladro” e il “brigante” di cui parla Gesù, perché se queste facoltà vengono prodotte senza una preparazione dell’allievo, in modo tale che siano il risultato dei suoi sforzi di “vivere la vita” in modo appropriato mettendosi al servizio del prossimo, ciò che ottengono è un duplice risultato negativo. Prima di tutto sono pericolose per gli altri, perché l’aspirante non pronto subirà certamente la tentazione di usarle in modo egoistico. Sembra a tutti noi, teoricamente, di saper resistere a questa tentazione, ma facciamoci una sola domanda: “Se riuscissi davvero a vedere, ad esempio, attraverso i muri, sono sicuro di non usare mai questa possibilità in frangenti nei quali mi permetterebbero di trarne qualche vantaggio, o di soddisfare qualche curiosità?”; una risposta sincera non potrà che essere negativa. Il solo servizio seguito sarà il nostro egoismo e la nostra personalità.

In secondo ordine, tali esercizi e tali facoltà sono pericolosi anche per l’aspirante stesso. Se non è il cuore che viene attivato naturalmente a rappresentare la “porta”, vuol dire che ci si sta dirigendo verso una via artificiale, che anche se realizzata non potrà rappresentare una conquista individuale, e perciò stesso avrà una durata limitata in questa vita o comunque scomparirà nella vita successiva. Sarà mantenuta in vita dall’energia dell’iniziatore (se così vogliamo impropriamente chiamarlo), e ci legherà perciò a lui e alle sue finalità; che non sono per forza di cose quelle dell’evoluzione individuale e spirituale.

Il risultato quindi anziché essere un progresso, presenterà prima o poi il conto, che sarà pagato con un ritardo evolutivo, la “tassa” da pagare a colui al quale “abbiamo venduto l’anima”. Se non ci svilupperemo attraverso la crescita del corpo vitale – come conseguenza delle nostre azioni e aspirazioni – lo potremo fare solo attraverso il corpo emozionale e la mente inferiori, che saranno attivati da prestiti energetici esterni a noi stessi. Prestiti che dovranno essere restituiti con gli interessi.

Solo il Cristo interiore perciò è il “buon pastore” che dobbiamo seguire. La strada appare superficialmente più lunga – e più faticosa – ma in realtà è la sola che garantisce il risultato a cui vogliamo tendere: aprire la consapevolezza anche ai piani sottili della natura, il “pascolo” di cui parla il brano.

Questo ci dice il Cristo. Tutto quanto non si richiama a questo è solo un "ladro" delle nostre energie, che appartengono di diritto al Sé, mentre l'illusione del pensiero mediato fa credere che provengano dall'io personale e dalla personalità: un ladro di "pecore" che non potranno sentire la voce del vero pastore: il CRISTO INTERIORE.