LETTURA SETTIMANALE
Una "liturgia" speciale, esegesi settimanale di un passo del Vangelo sotto la lente del Cristianesimo Interiore
(Attenzione: non corrisponde alla liturgia della Chiesa Cattolica)
Periodo liturgico: Giovanni il Battista - colore: blu
A cavallo fra la Primavera e l’Estate troviamo il periodo dedicato a Giovanni Battista. Egli è stato il Precursore del Cristo, così come l’Estate è, in un certo senso, il lato nascosto dell’Inverno, quando il l’Avvento Cristico si palesa esteriormente.
Noi non potremmo vivere ora senza questo alternarsi ciclico, che alimenta, di volta in volta, tutta la complessa costituzione che ci contraddistingue. La parte visibile di questa costituzione – la sola di cui abbiamo consapevolezza – ha bisogno dell’elemento fisico, mentre la parte invisibile trova la sua fonte nei piani sottili, a noi invisibili. Non essendo quindi esseri totalmente fisici, dobbiamo alternare le energie secondo la loro origine: non possiamo restare a tempo indefinito né sul piano fisico, né nel piano invisibile, ma dobbiamo passare dal giorno (veglia) alla notte (sonno).
25.a settimana -Domenica 22 Giugno 2025
Invitiamo alla lettura riguardante il Solstizio d'Estate
Giovanni il Battista
Marco 1, 2-8
Come è scritto nel profeta Isaia:
Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.
Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri.
Si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
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L’Egitto ereditò le sue conoscenze esoteriche e scientifiche direttamente da Atlantide in tempi antichissimi. Le piramidi sono molto più antiche di quanto gli archeologi odierni ammettano.
Gli Hyksos, detti i Re Pastori, apparvero in Egitto intorno al 2000 a.C., e sotto il loro regno, la quindicesima e sedicesima Dinastia, fiorì l’insegnamento dei Misteri. In quel periodo il biblico Giuseppe divenne Primo Ministro. Seguì la monarchia Tebana – 1600 a.C. - forte militarmente, che si sostituì agli Hyksos. Fu sotto la diciottesima dinastia che Mosè e gli Israeliti furono cacciati dall’Egitto, e Akhenaton, il grande faraone monoteista, fu perseguitato e la sua religione distrutta. La tradizione esoterica spense la sua luce in Egitto, e seguì Mosè e il suo popolo.
Esiste anche una leggenda che afferma che quando i mistici Re Pastori fuggirono dall’Egitto attraversarono il deserto e fondarono una città che sarebbe stata nota molto tempo dopo col nome di Gerusalemme, dove sorse il primo maestro d’Israele e dell’Era dell’Ariete, Abramo. Abbiamo perciò un legame diretto fra i Misteri Atlantidei, la saggezza dell’Egitto e Israele.
Mosè ricevette le Tavole della Legge, e guidò il suo popolo fino alla Terra Promessa, anche se lui non poté mai mettervi piede. Egli viene quindi identificato con la "Legge". Quella legge che ogni Ebreo doveva - e deve - osservare nei minimi dettagli.
Mosè rinacque nel profeta Elia. La tradizione dice che Elia non morì, ma fu assunto in cielo su un carro di fuoco. Questo giustifica la versione di alcuni Ebrei dell’epoca che ritenevano che Gesù fosse Elia “ritornato”.
Elia rinacque in Giovanni il Battista. In lui dobbiamo vedere di conseguenza l’eredità di Mosè, a rappresentanza cioè della Legge da osservare e obbedire. Al buono e bravo Ebreo – ma anche al bravo Cristiano che non si è emancipato da questa eredità - non viene chiesto di comprendere o condividere i Comandamenti: egli deve solo obbedire loro. È la “Legge esterna” che accompagna per mano chi non sa guidarsi da solo. Ha svolto un ruolo formativo decisivo fin qui, ma il suo scopo finale era quello di essere interiorizzata: essere “uno con la legge” perché la si comprende e la si condivide. Non più seguire la legge, ma essere la legge.
Da piccolo Giovanni giocava con Gesù bambino. Erano cugini. Entrambi, crescendo, furono poi educati negli Esseni, che naturalmente ebbero grande cura di loro.
Intorno ai trent’anni di Gesù – e anche di Giovanni: ricordiamo infatti che questi era più vecchio di sei mesi – doveva iniziare la sua missione. Trent’anni per un Israelita era l’età in cui chi faceva parte della tribù sacerdotale entrava formalmente nel sacerdozio. Dopo l’infanzia si erano persi di vista, e a trent’anni entrarono in azione. Non sappiamo quanto Giovanni fosse consapevole del piano d’azione, ma il piano certamente esisteva, ed era ben predisposto: egli avrebbe preparato la gente all’avvento del Messia, sollecitandola a pentirsi e a purificarsi. Entrambi inaugurarono un nuovo tipo di sacerdozio.
Prima però doveva prepararsi a sua volta, e per questo andò, come era costume, nel deserto. Il termine “deserto” ha significati particolari nella Bibbia. Quando Adamo ed Eva vennero cacciati dall’Eden, furono condannati ad errare nel “deserto del mondo”. Il deserto perciò aveva il significato di assenza, di perdita del contatto con la Divinità interiore: l’illusione cui da allora siamo tutti sottoposti, esiliati nella percezione dei soli sensi fisici. Il deserto è sempre stato descritto come un luogo terrificante, pieno di insidie e di pericoli, eppure i mistici andavano nel deserto per “trovare se stessi”. Come risolvere questa apparente contraddizione? Il deserto è pericoloso, sì, ma per chi vive solo nei sensi fisici, dove ha bisogno di acqua, di cibo e di “sicurezza”; ma sono proprio i sensi fisici che dobbiamo superare se vogliamo uscire da questa illusione. Per sopravvivere nel deserto bisogna superare l’assenza di tutto quello che serve alla nostra personalità, bisogna non ascoltare le richieste dei vari veicoli, fisico, vitale, emozionale e mente, fino a trovarsi di fronte alla vera identità, che è l’identità spirituale. Questo cercavano i mistici: l’annullamento della personalità per trovare l’essenza di se stessi: lo spirito, la vera identità che, al contrario della personalità che muta di vita in vita, è eterna.
E nel deserto Giovanni trovò se stesso, e cominciò a predicare quello che aveva trovato al mondo intero: “Se volete trovare lo Spirito, tornare alla condizione edenica, dovete purificarvi dalle storture della personalità, e raddrizzare la via del Signore”. Giovanni era un Nazareno, e compiva il rito tipico degli Esseni a chi voleva seguirlo: il battesimo con acqua.
La sua fama si diffuse in un baleno, e giunse agli orecchi dei sacerdoti di Gerusalemme, che andarono da lui per interrogarlo. Diceva Giovanni: “Pentitevi, perché il regno dei cieli è vicino. Io non sono il Messia. Io battezzo i peccatori pentiti con acqua, ma dopo di me viene qualcuno più potente di me, al quale io non sono degno neanche di allacciare i sandali; egli vi battezzerà in spirito santo e fuoco”. Memori della profezia di Malachia 4,5: “Ecco, vi manderò Elia il profeta prima che venga il grande giorno”, i sacerdoti gli chiesero se era Elia, al che lui rispose negativamente dicendo: "Non lo sono", che possiamo intendere come: "In quanto Giovanni 'io non sono' Elia; lo sarei in quanto 'Io sono'". Ma in molti lo riconobbero come colui di cui Isaia aveva detto:
Isaia 40:3
Una voce grida nel deserto: “Preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio”.